Piscina in giardino: permessi e consigli

La piscina in giardino è un sogno di moltissimi: con l’arrivo della bella stagione, molte persone tornano a sognare una bella vasca interrata nel proprio terreno. Una piscina interrata è sinonimo di divertimento con amici, relax in solitudine, belle giornate al sole con la propria famiglia. Eppure, realizzare una piscina privata richiede notevoli attenzioni, a partire dal progetto dell’impianto ed alla localizzazione della vasca, fino ad arrivare al complesso iter burocratico ed alle spese necessarie per i lavori.

Innanzitutto è importante sapere che una piscina di qualità media, delle dimensioni di circa 6 metri x 9 metri ha un costo complessivo di circa 20mila euro: 15mila euro sono necessari per i costi di trasporto e di scarico del materiale, mentre circa 4mila è il costo di installazione, manodopera, materiali e opere murarie (scavi, livellamento suolo). Le piscine in cemento armato sono leggermente più economiche, poiché a parità di dimensioni si parla di circa 15mila euro complessivi. Le piscine in PVC, senza particolari lavorazioni e con forme nella norma, hanno un costo totale ancora inferiore: si parla infatti di cifre che si aggirano intorno ai 10mila euro in totale. Com’è noto, le piscine fuori terra hanno costi decisamente più abbordabili.

L’iter burocratico

La principale differenza tra una piscina interrata ed una fuori terra è l’effetto estetico ed il costo economico di realizzazione (per ulteriori info sui costi clicca qui) , ma non è la più importante differenza: infatti, le piscine fuori terra non richiedono di alcuno scavo e di nessuna richiesta da inoltrare al Comune. Al contrario, per la realizzazione di una piscina interrata a norma è necessario richiede specifiche autorizzazioni al proprio Comune di residenza, sia per lo scavo che per la costruzione dell’impianto vero e proprio. Inoltre, se la costruzione e lo scavo della piscina implicano lo sradicamento di un albero, questa azione dev’essere prima comunicata al Comune di appartenenza e non può essere effettuata prima di aver ricevuto l’autorizzazione.

Il documento di riferimento per chi prevede la costruzione di una piscina in ambito privato è lo SCIA, acronimo di Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Si tratta di strumento di che semplifica e liberalizza notevolmente le attività d’impresa. Dev’essere quindi effettuata una “Domanda di permesso di costruire” che va presentata al Dirigente Responsabile dello Sportello Unico per l’Edilizia o, in alternativa, presso l’ufficio tecnico del Comune di riferimento.

Lo SCIA è un documento essenziale perché permette anzitutto al Comune di poter effettuare controlli sul cantiere e sul progetto; in secondo luogo, tale documento possiede al suo interno tutte le caratteristiche tecniche, impiantistiche ed estetiche del progetto. È essenziale che la costruzione dello scavo e della piscina rispettino esattamente ciò che è presentato all’interno del documento di inizio lavoro.

Quando lo SCIA viene depositato in Comune, l’ente ha a disposizione un massimo di 30 giorni per contestare la costruzione della piscina o per sollevare qualche dubbio a riguardo; in questo periodo, il privato può già iniziare i lavori purché eseguiti nella conformità del documento SCIA presentato. Allo scadere dei 30 giorni, se non vi è stata alcuna obiezione, la costruzione può proseguire senza alcun remore.

Una volta che i lavori si sono conclusi, bisogna presentare nel medesimo comune la cosiddetta Dichiarazione di Conformità del progetto, la quale attesta che il progetto ha rispettato tutte le norme, lo SCIA, e che la costruzione è andata a buon fine. L’ultimo passo da eseguire per concludere l’iter burocratico è quello di effettuare l’accatastamento della piscina, atto che prevede l’aumento del valore della casa, e che è obbligatorio.

Questo procedimento burocratico è lungo e abbastanza complesso, ma è obbligatorio: il suo costo si aggira tra i 1000 ed i 2000 euro in totale, da addizionarsi ai costi delle varie tipologie di piscina precedentemente citate.