Quando parliamo di edilizia uno dei primi e fondamentali elementi da tenere in considerazione è la fondazione, vale a dire la struttura interposta tra terreno e sovrastruttura.
La fondazione ha il compito di trasferire i carichi e ripartirli in maniera opportuna per evitare cedimenti eccessivi o rotture.
Per poter effettuare la scelta migliore riguardo alla tipologia di fondazione, è necessaria un’analisi approfondita delle caratteristiche del terreno sul quale si andrà ad operare, in quanto possiamo trovarci di fronte a numerose variabili.
Ma quanti tipi di fondazione esistono?
Possiamo suddividere le fondazioni in:
- dirette (superficiali): plinto, trave di fondazione, platea.
- indirette (profonde): palo di fondazione, micropalo.
Le fondazioni dirette, a loro volta, possono essere continue o discontinue e vengono utilizzate per terreni resistenti, quando la profondità del terreno fondabile è superiore ai sei metri.
Sono le più diffuse e si preferiscono quando non si intende scavare più in profondità per cercare strati idonei.
Si predilige invece la fondazione discontinua quando gli appoggi devono essere concentrati su zone di terreno più limitate, anziché lungo tutta la fondazione.
I plinti sono un esempio di fondazione discontinua.
Chiaramente sarà di estrema importanza valutarne in maniera attenta l’adeguata distribuzione.
Le fondazioni indirette vengono invece utilizzate quando si intende scendere più in profondità. Si basano principalmente sull’utilizzo di pali o pozzi.
Quando viene utilizzato il plinto di fondazione?
Il plinto di fondazione è un elemento molto diffuso in ambito edilizio e rientra nelle fondazioni dirette discontinue.
Come abbiamo visto in un precedente articolo sull’importanza in edilizia dei plinti, ricopre un ruolo fondamentale in quanto è la struttura che viene posta alla base del pilastro con lo scopo di ripartire il carico trasmesso al terreno.
È naturalmente necessaria un’attenta analisi delle componenti geologiche, idrologiche e idrauliche del terreno sul quale si intende intervenire, per accertarsi che le condizioni siano ideali per l’intervento previsto.
Il plinto, infatti, può essere utilizzato soltanto se il suolo è sufficientemente resistente, non troppo deformabile e se i carichi non sono eccessivi.
La struttura solitamente è in cemento armato, che permette una più facile posa dei pilastri oltre ad assicurare maggiore controllo anche in termini di qualità e certificazione del prodotto.
Le dimensioni variano a seconda del carico della sovrastruttura e in base alle caratteristiche del terreno, mentre per lo spessore si valutano le sollecitazioni di taglio e punzonamento.
Il mercato attuale mette a disposizione la possibilità di scegliere tra diverse conformazioni, a seconda delle proprie esigenze. I plinti sono utilizzabili in edifici ad uso residenziale o industriale e vengono spesso impiegati anche per realizzare costruzioni in zone sismiche.
In base alle valutazioni effettuate potrete scegliere plinti rigidi o flessibili; plinti tozzi o snelli, isolati o con connessioni.
Questi ultimi sono decisamente indicati quando si ha necessità di una struttura particolarmente solida e compatta, resistente ai cedimenti.
In questo caso, infatti, per garantire un maggiore legame tra un plinto e l’altro possono essere inseriti elementi di connessione con cordoli o travi.
Quando viene utilizzata la fondazione a platea?
La platea vera e propria è una struttura in acciaio.
Le fondazioni a platea, dette anche a piastra, sono armature costruite in cemento armato che hanno la funzione di scaricare il peso della costruzione sul sottosuolo e isolarlo dall’umidità del terreno.
È una tipologia di fondazione particolarmente indicata quando ci si trova in presenza di terreni con modesta capacità portante e con una certa profondità.
È un sistema che consente di distribuire i carichi omogeneamente anche su terreni con caratteristiche complesse.
Si tratta di un tipo di fondazione superficiale in grado di sostenere in un
unico blocco tutta la struttura; è infatti un blocco monolitico di cemento dallo spessore variabile dai 40 ai 100 centimetri, in base al peso che dovrà sostenere e alle particolarità del suolo.
È molto importante tenere conto degli strati di terreno più profondi, che potrebbero essere cedevoli.
Le fondazioni a platea sono considerate le più indicate per sopperire al problema dei cedimenti, infatti sono consigliate proprio nei casi in cui il terreno non è in grado di reggere forti pressioni.
Rispetto alle fondazioni su plinti la superficie di appoggio è molto più ampia, quindi il carico si distribuisce in maniera da creare una pressione molto bassa, che non va a compromettere la tenuta di terreni anche molto fragili, come quelli argillosi.
In aggiunta a queste caratteristiche rappresenta anche una soluzione decisamente vantaggiosa per ostacolare le infiltrazioni, oltre a prevedere dei costi più bassi rispetto a quelli previsti per realizzare seminterrati o scantinati.
Nonostante la fondazione a platea sia quasi una garanzia è assolutamente importante prestare molta attenzione alla valutazione del terreno.
Vista la sua ampiezza, ci si potrebbe trovare a costruire su tipologie di suolo con caratteristiche differenti tra loro, mentre una delle condizioni ideali e fondamentali per la fondazione a platea è che il terreno sia il più omogeneo possibile.
Le platee possono essere realizzate con diversi sistemi di lavorazione; una delle tecniche più utilizzate è il vespaio aerato, che protegge l’edificio dall’umidità e dal gas Radon, attraverso la creazione di una cavità tra il piano di fondazione e il pavimento.
Alcune regioni, come ad esempio il Lazio e la Lombardia, hanno delle normative in proposito, trattandosi di territori particolarmente esposti al problema.
Il gas Radon, infatti, è un gas radioattivo naturale, che si forma nel terreno per il decadimento radioattivo dell’uranio presente nelle rocce.
È particolarmente diffuso in zone che presentano rocce laviche e può essere emesso anche da materiali di costruzione come il tufo.
Essendo radioattivo, in quantità elevate può essere molto rischioso per la salute.
La costruzione della platea aerata, permettendo di disperdere questo gas, rappresenta una soluzione ottimale, in quanto si vengono a creare delle camere di ventilazione.
Un’altra tecnica che negli ultimi anni si è mostrata decisamente affidabile, soprattutto per quanto riguarda l’umidità e l’efficienza termica, è la fondazione con vespaio ventilato ad igloo.
In questo caso parliamo ancora di camere di ventilazione, realizzate in PVC, che consentono un ricambio d’aria continuo.
Possono essere sistemate di fianco o direttamente sopra la fondazione, a seconda dello spazio disponibile.
Alcuni approfondimenti
Le platee hanno una lunga storia, infatti venivano già impiegate dai Romani.
Le fondazioni a platea oggi rappresentano la soluzione ideale anche per il settore delle case prefabbricate in legno o in cemento.
L’interesse per questa tipologia di soluzioni è in aumento e naturalmente la stabilità e la sicurezza devono essere al primo posto.
Sono costruzioni che richiedono fondazioni forti e massicce per restare ben ancorate al suolo e devono essere adeguatamente protette dall’umidità.
La presenza di umidità nei materiali edilizi, in particolar modo nel calcestruzzo e nei laterizi, può infatti rappresentare un problema da non sottovalutare laddove si vogliano raggiungere standard energetici elevati.
L’acqua che entra in contatto con i materiali da costruzione può creare in seguito umidità dell’aria e conseguente degrado delle strutture.
Le più comuni cause relative alle infiltrazioni d’acqua e alla presenza di umidità sono:
- Contatto per infiltrazione
- Condensa interstiziale
- Risalita capillare
Il problema è ancora più delicato per le case prefabbricate in legno; infatti sarebbe buona norma rialzare sempre il legno rispetto al terreno utilizzando cordoli in cemento armato dell’altezza più indicata.
Il nodo di attacco a terra spesso è il punto più freddo della casa e di conseguenza si forma condensa; bisogna quindi isolare correttamente il nodo per evitare che venga raggiunta la temperatura di rugiada.
Il cemento armato è un materiale poroso e di conseguenza preleva l’acqua dal terreno, che nel tempo migra verso il legno facendolo marcire.
Per evitare la risalita è necessaria una barriera tra la fondazione e il legno: l’ideale sarebbe una guaina bituminosa.
In mancanza di accorgimenti l’umidità di risalita può causare moltissimi danni alle strutture, non soltanto a quelle in legno, ma anche a quelle in cemento.
Parliamo di macchie, aloni, muffe, incrostazioni saline ecc…
Quando l’umidità evapora, infatti, rimangono i sali che si trovano naturalmente all’interno dell’acqua.
Essi aumentano di volume ed esercitano una notevole pressione all’interno delle pareti e possono provocare distaccamenti dell’intonaco.
L’umidità evaporando si trasmette all’ambiente circostante rendendo l’aria insalubre e fredda, con potenziali danni per la salute.
Chiaramente anche dal punto di vista energetico un ambiente umido richiede un impiego maggiore di energia per essere riscaldato.
Sono aspetti da non sottovalutare, per questo è importante formarsi e affidarsi sempre a servizi di consulenza, progettazione e realizzazione professionali!