Caffè, limone e mal di testa: qual è il vero ruolo della caffeina nella cura della cefalea?

La caffeina è una sostanza estremamente diffusa, probabilmente più di quanto si possa pensare. E’ possibile ritrovarla in alimenti anche molto diversi tra loro, semplici o elaborati, come il tè, il caffè, le bevande gassate, negli integratori, nel cioccolato e persino in alcuni farmaci. Può essere considerata, a tutti gli effetti, uno tra gli stimolanti più diffusi e utilizzati del pianete.

La sua presenza all’interno di alcuni farmaci potenzia l’effetto di alcuni analgesici nel combattere l’emicrania, come nel caso del paracetamolo.

Comunemente considerata un vasocostrittore, gli effetti della caffeina sono invece diversi da distretto a distretto. A livello periferico, come nel caso delle arterie coronarie, la caffeina si comporta da vasodilatatore, ovvero aumenta l’afflusso sanguigno. A livello del sistema nervoso centrale invece, ovvero a livello del cervello, si comporta da vasocostrittore: è interessante notare come normalmente il circolo cerebrale sia in grado di regolare, da solo, l’afflusso del sangue.

Viene dunque da chiedersi quali possano essere gli effetti della caffeina sul mal di testa, siano essi positivi o negativi. “E’ necessario precisare”, afferma il Dott. Davide Borghetti, neurologo pisano, “che un suo consumo eccessivo può essere controproducente, in quanto può esacerbare sintomatologia ansiosa, insonnia e tachicardia. Per tale motivo, sarebbe opportuno limitare l’assunzione a circa 350mg al giorno”.
I risultati degli studi scientifici sono piuttosto contrastanti e non vi sono dati certi riguardo i suoi effetti benefici (o nocivi) sull’insorgenza del mal di testa. Di sicuro sappiamo che l’astinenza forzata da caffeina, in soggetti consumatori abituali ed emicranici, può scatenare un attacco. Questo avviene solitamente nel weekend, quando solitamente ci si alza più tardi o si rinuncia al caffè di metà mattina, normalmente consumato in ufficio. Ma quel che è ancora più interessante, è il fatto che gli effetti della deprivazione possono prolungarsi sino a 5-6 giorni.

Altri studi, in modo forse un po’ contraddittorio con quanto sopra, hanno dimostrato una maggior incidenza di attacchi di emicrania in soggetti che consumano abitualmente caffeina, con una riduzione del loro numero al diminuire dell’assunzione.

Che cosa fare, dunque? La chiave, come spesso avviene, sta nella moderazione. Un consumo adeguato e moderato non dovrebbe causare particolari problemi, e potrebbe addirittura migliorare le prestazioni dell’individuo. Ma ancor più importante è la costanza nella sua assunzione: è importante evitare oscillazioni, sia in eccesso che in difetto, così da ridurre al minimo il rischio di mal di testa. Ma…se proprio non possiamo evitare un uso saltuario, conviene eliminarla del tutto, passando magari al caffè decaffeinato o alle bevande gassate senza additivi.

Che dire, infine, del famoso rimedio della nonna “caffè e limone”? In effetti questa usanza ha un fondo di verità: l’acido contenuto nel limone favorisce e rende più rapida l’azione della caffeina, potenziandone gli effetti. C’è un piccolo dettaglio di cui tener conto, però: il sapore. Siamo davvero disposti ad ingerire certi miscugli, nel piene della nausea scatenata da un attacco emicranico?