All’interno della zona museale dell’Università degli Studi di Torino si trova un museo molto particolare, quello di antropologia criminale Cesare Lambroso, fondato dal medico Cesare Lambroso, da cui prende il nome, nel 1876.
Si tratta di un luogo particolare che negli anni non ha mancato di suscitare scandalo e polemiche. Tuttavia, avendone l’occasione, sarebbe bene visitare la struttura che si trova a San Salvario storico quartiere di Torino, in modo da poter elaborare in proposito delle idee personali. Prima ancora però sarebbe bene documentarsi un po’ su questo museo sui generis: è quello che vi aiuteremo a fare nel corso delle prossime righe.
Storia: inaugurazione, chiusura e riallestimento
Sebbene sulla carta fosse già stato fondato circa un decennio prima, il Museo di Psichiatria ed Antropologia Criminale Cesare Lombroso mosse i suoi primi passi ufficiali soltanto nel 1898. In esposizione, almeno originariamente, erano presenti soltanto dei reperti messi insieme nel corso della sua carriera dallo stesso Cesare Lombroso. Si trattava essenzialmente di crani e cervelli raccolti sui campi di guerra prima, nei manicomi e nelle prigioni poi.
Il debutto di questa strana collezione in un contesto pubblico risale al 1884, in occasione della mostra di antropologia dell’Esposizione generale di Torino. Soltanto qualche anno dopo, come sappiamo già, questa collezione finì per dar vita al primo museo criminale d’Europa direttamente dipendente dall’Università Sabauda. L’iniziativa venne sempre sostenuta dagli organi di governo e, nel 1909, la collezione si arricchì di nuovi pezzi. Tra questi segnaliamo soprattutto i corpi del reato destinati al macero e conservati nelle cancellerie di tutto il regno. Lo scopo era ovviamente quello di dare un input alla scienza del crimine, ossia a quella branca della psicologia che si occupa di studiare la mente ed il comportamento di chi delinque.
Cesare Lombroso morì prima di poter assistere all’inaugurazione ufficiale del suo museo e, come del resto c’era da aspettarsi, donò il suo corpo alla scienza. Negli anni successivi il museo acquisì un numero crescente di pezzi, aventi soprattutto a che fare con l’ambito della medicina legale.
Per un periodo relativamente breve, nonostante la fortuna degli anni passati, il museo venne chiuso sino a quando, nel 1985, si pensò ad un riallestimento. Dal 2009 l’intera collezione è in mostra permanente presso il Palazzo degli Istituti Anatomici.
Esposizione e percorso
Cesare Lombroso, padre dell’antropologia criminale, raccolse e donò al suo museo molti oggetti aventi a suo parere un interesse scientifico. Basandosi sui dettami della fisiognomica (se vuoi approfondire l’argomento scarica il libro Aristotele Fisiognomica in pdf) conservò, oltre ai su citati crani, anche dei preparati anatomici, una serie di corpi del reato rintracciati su scene del crimine, disegni, manufatti e fotografie che rimandavano alla vita delle prostitute e degli internati nei manicomi criminali o nelle prigioni di tutto il mondo.
Tra i reperti è possibile vedere anche delle maschere mortuarie, allora molto in voga, dei ferri di contenzione, vestiti e persino delle riproduzioni di piante carnivore. In una stanza del museo infine giace sotto formalina quello che resta di Cesare Lombroso. Tutti questi elementi sono variamente distribuiti in una decina di stanze organizzate tematicamente. A loro volta queste sono allestite seguendo un ordine cronologico, lo stesso adottato da Lombroso nel rinvenire e catalogare i suoi pezzi.
Alcuni supporti video accompagnano il visitatore aiutandolo a ricostruire le diverse teorie scientifiche elaborate in quegli anni. A volte invece queste proiezioni servono ad agevolare il percorso di comprensione nei confronti delle convinzioni antropologiche di Lombroso. In alcuni contesti si rapportano poi tali scoperte agli attuali progressi conseguiti dalla criminologia. Non manca infine una ricostruzione dello studio in cui queste teorie nacquero e vennero sviluppate.
Controversie legate ai reperti
Nonostante il dichiarato intento scientifico e divulgativo di questo museo, come accennavamo già in apertura, la sua legittimità è stata in tempi attuali messa in discussione più e più volte. Ad opporsi strenuamente all’esistenza di queste sale è stato soprattutto il Comitato No Lombroso, il quale ha addirittura chiesto che lo scienziato venisse cancellato dai libri di testo di settore.
A suscitare tanto scandalo, oltre alla natura dei pezzi in esposizione, parrebbe essere l’origine dei reperti. Cesare Lombroso, a detta dei suoi detrattori, li avrebbe rimediati sul campo in maniera alquanto discutibile, sconfinando quasi nell’illegalità. Negli anni l’ente ha dovuto persino restituire alcuni reperti, principalmente le spoglie mortali di briganti, predicatori a loro tempo ritenuti matti e poveri disgraziati finiti erroneamente nelle carceri del regno.
Spesso questi contenziosi sono stati risolti in aule di tribunale in cui alcuni rappresentanti dell’Università di Torino e dei Comuni che hanno dato i natali alle “cavie” di Cesare Lombroso hanno dovuto confrontarsi . In alcuni casi sono persino intervenuti i discendenti. Nella maggior parte dei casi la Legge ha comunque dato ragione alla scienza sostenendo che, per quanto ormai considerate prive di qualsiasi fondamento, le teorie di Lombroso hanno comunque segnato alcune importanti tappe dell’evoluzione in materia di studi criminologici.
Foto copertina di Garonzi Stefania / CC BY-SA.